Una credenza diffusa suggerisce che il cibo si possa raccogliere da terra senza rischi se lo si fa subito. Ma è davvero così?
Cibo raccolto da terra entro pochi secondi: si può mangiare senza rischi? La cosiddetta “regola dei cinque secondi” è una delle convinzioni più diffuse, soprattutto tra i più permissivi. Secondo questo principio, un alimento può essere consumato senza conseguenze se viene ripreso rapidamente. Ma cosa dice davvero la scienza? Per capirlo, abbiamo analizzato le risposte della dottoressa Raffaella Cancello, biologa nutrizionista presso l’Auxologico IRCCS di Milano.
La regola dei cinque secondi non ha basi scientifiche, ma ci sono variabili da considerare
Non esiste nessuna prova scientifica che confermi che un alimento raccolto entro cinque secondi non sia stato contaminato. Non c’è una soglia temporale che impedisca ai batteri di migrare dal pavimento al cibo.

Al contrario, gli studi dimostrano che il trasferimento può avvenire in meno di un secondo, a seconda della superficie e del tipo di alimento coinvolto. I microrganismi patogeni presenti a terra, come Salmonella o Escherichia Coli, possono attaccarsi rapidamente, specie se il cibo contiene zuccheri o grassi, che fungono da attrattori.
Molto dipende da dove è caduto il cibo: una superficie secca e pulita in casa non è la stessa cosa di un marciapiede o di un prato umido. Eppure, anche in ambienti apparentemente controllati, non si può dare nulla per scontato. In contesti domestici, dove non si indossano scarpe, il pavimento è appena lavato e l’alimento è secco, si può valutare caso per caso. Ma resta un rischio potenziale, soprattutto per soggetti considerati più vulnerabili, come anziani, bambini, donne in gravidanza e immunodepressi.
Non si tratta di vivere in ambienti sterili, ha spiegato la dottoressa Cancello, ma di trovare un equilibrio tra prudenza e consapevolezza. In alcune circostanze, evitare il cibo caduto è sempre preferibile, specialmente se parliamo di alimenti umidi o superfici sporche. Il sistema immunitario, è vero, ha bisogno di allenarsi attraverso l’esposizione a vari microrganismi, ma questo non significa abbassare la guardia davanti a situazioni chiaramente rischiose.
I veri pericoli nascosti (spesso) non sono a terra, ma sulle nostre mani
Spesso dimentichiamo che la contaminazione degli alimenti parte proprio da noi. Le mani non lavate, ad esempio, sono uno dei principali veicoli di trasmissione batterica. Toccare il cibo senza una corretta igiene può essere più pericoloso che farlo cadere a terra. Per questo è fondamentale lavarsi accuratamente le mani prima di cucinare, contando almeno fino a venti per garantire una pulizia sufficiente.
Un altro aspetto sottovalutato è l’uso degli utensili in cucina. Quando gli stessi strumenti vengono impiegati sia per gli alimenti crudi che per quelli cotti, si rischia di creare contaminazioni crociate, capaci di diffondere batteri anche gravi. È fondamentale, quindi, separare sempre coltelli, taglieri e piatti destinati a carne cruda e pietanze pronte al consumo.
Nel caso in cui un alimento venga raccolto da terra e consumato, i sintomi più comuni – in soggetti sani – sono disturbi gastrointestinali temporanei. Ma per i più fragili, una semplice infezione da Salmonella può comportare complicazioni gravi. Anche in assenza di sintomi, il rischio di trasmettere batteri ad altri resta, soprattutto in ambito familiare.
La regola dei cinque secondi, quindi, non regge alla prova della scienza. È un mito senza basi, tramandato più per comodità che per fondamento. Ogni caso va valutato con buon senso, ma sapere che i batteri non aspettano può aiutare a fare scelte più consapevoli e a proteggere davvero la nostra salute.
Quando il buon senso vale più di una regola inventata
L’idea che esista un limite di tempo “sicuro” per raccogliere e consumare un alimento caduto a terra è una semplificazione comoda, spesso tramandata senza pensare troppo alle implicazioni reali. Ma il tempo, in questo caso, non è il vero parametro di rischio. A contare davvero sono le condizioni igieniche dell’ambiente, la natura dell’alimento, il contesto domestico o pubblico e, soprattutto, lo stato di salute di chi mangia.
La risposta degli esperti è chiara: nessun alimento è immune dalla contaminazione, anche se rimane a terra pochi istanti. Alcuni batteri si attaccano subito, altri sopravvivono a lungo sulle superfici. E anche quando non si manifestano subito sintomi, il rischio resta, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione.
Certo, non viviamo in laboratori sterili e nessuno può evitare ogni contatto con i germi. Ma tra il vivere ossessionati e ignorare ogni rischio c’è spazio per una valutazione ragionata, guidata dal buon senso. Se una fetta di pane cade su un pavimento appena lavato, asciutto e privo di contaminazioni evidenti, e se la persona che lo raccoglie è in salute, il pericolo è minimo. Ma in ogni altro caso, la prudenza può evitare disturbi evitabili.
La “regola dei cinque secondi” non regge alla prova scientifica, ma continua a vivere nel passaparola. Comprendere perché è infondata non significa trasformare ogni pasto in una lezione di microbiologia, ma solo scegliere con maggiore consapevolezza, anche nei gesti più banali.