Frittura leggera e dorata? Basta un passaggio con l’olio giusto per risultati croccanti e asciutti

La cena è pronta, la padella fuma e il risultato non è quello sperato: crocchette mollicce o calamari unti che pesano sullo stomaco. Succede spesso nelle cucine domestiche e nei banchi di mercato, dove l’apparenza dorata non sempre corrisponde a leggerezza. Dietro a una frittura davvero croccante non c’è fortuna ma tecnica: gestire il calore e lo stato dell’olio per tutta la fase di cottura cambia il piatto. Qui non si parla di mode gastronomiche, ma di pratiche concrete che i cuochi professionisti applicano ogni giorno per ottenere una frittura asciutta e saporita.

La temperatura che fa la differenza

Il primo elemento che determina il successo di una frittura è la temperatura dell’olio. Per la maggior parte degli alimenti la fascia corretta si colloca tra i 170-180 °C: a questo livello la superficie si chiude subito, si forma una crosta sottile e i succhi restano all’interno. Se l’olio è più freddo il cibo assorbe grasso e diventa molle; al contrario, se si supera troppo la soglia si rischia la bruciatura e la degradazione dell’olio. Chi non ha un termometro può usare un metodo pratico e antico: immergere una briciola di pane; se sfrigola e sale rapidamente la temperatura è buona, se resta ferma bisogna attendere ancora.

Un altro errore comune è riempire troppo la padella in una sola volta. L’inserimento massiccio di prodotti freddi abbassa il calore in modo brusco, con conseguente assorbimento di olio e cottura disomogenea. Per questo i professionisti cuociono in piccoli lotti: pochi pezzi alla volta mantengono costante la temperatura e garantiscono una doratura uniforme. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’uso di un cucchiaio forato per girare delicatamente: evita di rompere la crosta e di far fuoriuscire i succhi interni.

Frittura leggera e dorata? Basta un passaggio con l’olio giusto per risultati croccanti e asciutti
Frittura leggera e dorata? Basta un passaggio con l’olio giusto per risultati croccanti e asciutti – aperito.it

Olio, impanature e il modo giusto di scolare

La qualità e lo stato dell’olio contano più della sua tipologia, anche se alcuni oli offrono maggiore stabilità termica. Un olio fresco mantiene un comportamento fluido e permette una frittura asciutta; un olio usato più volte o portato oltre il punto di fumo diventa denso, scuro e favorisce l’assorbimento di grassi. Nelle cucine italiane si alternano olio d’oliva e olio di girasole alto oleico: entrambi funzionano se gestiti correttamente, ma la regola resta la stessa: non risparmiare sulla quantità quando si frigge, meglio abbondare per sigillare rapidamente l’alimento.

Il rivestimento esterno influisce in modo significativo. Una pastella troppo densa assorbe più olio e dà un risultato pesante; al contrario, un impanatura leggera a base di farina o una tempura ariosa creano una crosta sottile e croccante. Anche la fase successiva alla cottura è cruciale: utilizzare una griglia metallica sopra una teglia permette al grasso di sgocciolare senza ammorbidire la superficie, ben più efficace della sola carta assorbente. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la ventilazione della cucina e la temperatura ambiente influenzano lievemente la resa, ma la pratica dei piccoli lotti e dello scolo corretto rimane risolutiva.

In casa, prendersi il tempo di portare l’olio alla temperatura giusta, usare un termometro o un test pratico, friggere a porzioni e lasciare i cibi sulla griglia dopo la frittura trasforma un piatto unto in una preparazione leggera e digeribile. Chi cucina regolarmente in questi modi nota una differenza immediata: la stessa ricetta diventa più godibile e più facile da digerire per tutta la famiglia.

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