Nel corridoio dei freschi, tra etichette gialle con sconti e cassette impilate, scegliersi un prodotto in scadenza è ormai una scena quotidiana. Il cliente guarda la data, valuta il prezzo e si chiede: quel vasetto o quella confezione sono ancora sicuri? Con la crescente attenzione alla sostenibilità e alla lotta agli sprechi alimentari, gli scaffali con i prodotti a breve scadenza attirano sempre più acquirenti. Ma risparmiare non basta: conta conoscere le regole che separano una buona occasione da un rischio per la salute.
Come leggere le date e valutare il confezionamento
La confusione comincia spesso sul significato delle diciture: da consumarsi entro e da consumarsi preferibilmente entro non sono intercambiabili. La prima è una soglia di sicurezza: superata, il cibo può rappresentare un pericolo. La seconda segnala invece la perdita di qualità sensoriale; il prodotto resta commestibile, ma può cambiare gusto o consistenza. Questo distingue nettamente gli alimenti secchi o in scatola dai freschi, e guida le scelte al banco del supermercato.
Dopo le nuove linee guida europee del 2024, le etichette sono state standardizzate per aiutare il consumatore a riconoscere il tipo di data riportata. In pratica, farine, legumi secchi e conserve spesso conservano sicurezza e valore nutritivo oltre il termine preferenziale, mentre carne, pesce e latticini richiedono attenzione costante alla data e alla conservazione.
Un elemento pratico da valutare è lo stato della confezione: imballaggi danneggiati, sacche gonfie o sigilli rotti possono indicare contaminazioni o alterazioni non percepibili a occhio nudo. Un dettaglio che molti sottovalutano: la presenza di una confezione compromessa spesso precede problemi microbiologici, quindi è consigliabile evitare l’acquisto.

Infine, non trascurare aspetto, odore e colore del prodotto. Uno yogurt con odore sgradevole o consistenza anomala va scartato anche se la data non è superata. In queste situazioni, il giudizio sensoriale integra l’informazione dell’etichetta e protegge la salute del consumatore.
Quando conviene comprare e come conservarli a casa
Il vero risparmio nasce dalla pianificazione. Comprare in offerta latte, mozzarella o pesce senza essere certi di consumarli in breve tempo può trasformare l’appetibile sconto in spreco e rischio sanitario. Per questo è utile preferire prodotti con una durata residua adeguata rispetto alle proprie abitudini di consumo: così si evita di accumulare scorte che finiscono per deteriorarsi.
La catena del freddo è un altro punto cruciale: carne e pesce devono restare a temperature controllate dal supermercato fino alla tua cucina. Interruzioni nella refrigerazione favoriscono la proliferazione batterica e possono rendere pericoloso l’alimento anche prima della scadenza ufficiale. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che i mezzi di trasporto, soprattutto nelle stagioni calde, possono alterare velocemente la sicurezza dei freschi.
Negli ultimi anni sono nate campagne di sensibilizzazione e app dedicate alla riduzione degli sprechi: segnalano offerte, suggeriscono ricette veloci e aiutano a monitorare le scadenze. Questi strumenti rendono più semplice trasformare un prodotto in scadenza in un pasto sicuro, quando usati con criterio. Inoltre, semplici accorgimenti domestici — congelare prontamente, consumare prima gli elementi più deperibili, usare contenitori ermetici — riducono i rischi.
In definitiva, i prodotti a breve scadenza possono rappresentare una scelta sostenibile e conveniente, ma solo se accompagnati da controllo dell’etichetta, attenzione alla confezione e rispetto della catena del freddo. Per molti consumatori italiani, osservare queste regole ha cambiato le abitudini di spesa: il risultato è meno spreco, più sicurezza e una spesa più consapevole nella vita quotidiana.