Il caffè a digiuno è innocuo per molti, ma può irritare lo stomaco in soggetti sensibili. Ecco cosa sapere secondo l’esperto.
La caffeina è per molti una sveglia naturale, una spinta immediata al buonumore. Ma quel primo caffè del mattino, preso a stomaco vuoto, è davvero innocuo? Oppure dietro quel gesto abituale si nasconde un rischio sottovalutato per chi ha lo stomaco sensibile? A questa domanda sempre più diffusa risponde il biologo nutrizionista Simone Gabrielli, svelando le conseguenze reali del caffè a digiuno e spiegando perché alcune persone lo tollerano senza problemi e altre, invece, no.
Perché il caffè a stomaco vuoto irrita solo alcune persone
Non è un automatismo: bere caffè a digiuno non è per forza una cattiva abitudine. Anzi, nella maggior parte dei casi non provoca alcun disturbo. Il problema nasce in soggetti predisposti, come spiega Gabrielli, quando la caffeina stimola la produzione di gastrina, un ormone che attiva gli acidi dello stomaco. È una risposta naturale del corpo, ma in presenza di condizioni come gastrite o reflusso può trasformarsi in bruciore, nausea o senso di vuoto addominale.

Secondo il nutrizionista, non è il caffè in sé a “rovinare” lo stomaco, ma l’effetto che produce se già esistono problemi pregressi. Anche il caffè decaffeinato, spesso scelto come alternativa più delicata, in realtà può peggiorare i sintomi: essendo più acido, non è consigliato a chi ha lo stomaco delicato. È una delle false credenze più diffuse, smentite da ricerche recenti che non trovano legami tra caffè e ulcere. Non si può però ignorare che in soggetti sensibili possa essere un fattore aggravante.
In chi invece gode di buona salute gastrointestinale, il caffè del mattino non comporta particolari rischi. L’unico consiglio utile, anche in questo caso, è valutare la qualità del caffè, evitando miscele troppo forti o tostate in modo aggressivo. I caffè specialty o quelli filtrati in stile americano sono spesso più tollerabili. Chi è incerto può fare una prova: bere il caffè dopo aver mangiato una fetta di pane o qualche biscotto. A volte basta poco per “tamponare” l’acidità e godersi il rito senza effetti collaterali.
Quando e come bere il caffè per ridurre i fastidi e avere più energia
Il momento in cui si assume il caffè può fare la differenza. Gabrielli consiglia di aspettare almeno 30-40 minuti dal risveglio, per evitare interferenze con i livelli di cortisolo, l’ormone che regola l’energia al mattino. Prenderlo appena svegli, infatti, potrebbe annullare l’effetto stimolante. Ma anche assumere caffè nel tardo pomeriggio può creare problemi, soprattutto in chi soffre di insonnia: per questi soggetti, l’ideale è limitare il consumo alla prima parte della giornata.
Chi soffre di colon irritabile, reflusso o gastrite dovrebbe considerare con attenzione il modo in cui consuma il caffè. A stomaco pieno è più tollerato, ma anche qui conta la quantità giornaliera. Non solo caffè: anche gli energy drink e altre bevande contenenti caffeina contribuiscono al carico totale. Rallentare il ritmo non significa rinunciare al piacere, ma ascoltare il corpo.
La scelta del tipo di caffè è determinante: oltre alla tostatura e all’origine, è utile capire che l’espresso concentrato non è l’unico modo per gustarlo. Le miscele più leggere e le preparazioni a filtro possono essere alternative valide per chi soffre di acidità. Tuttavia, non esistono abbinamenti “proibiti”: ogni persona ha una propria sensibilità. Alcuni tollerano il caffè anche a digiuno, altri no. Non è questione di forza di volontà o abitudine, ma di fisiologia individuale.
In definitiva, bere caffè appena svegli non è un pericolo universale, ma un’abitudine che può essere modificata se si notano disturbi. Il caffè resta un alleato, purché si scelga con attenzione, si ascolti il proprio corpo e si sappia quando è meglio rallentare.